NEWS: Erba: l’Ensemble “Umberto Giordano” rende omaggio a Giuseppe Verdi nel bicentenario della nascita

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All'Opera dopo l'Opera - Il salotto musicale italiano di fine Ottocento

1. G. Donizetti -Vilbach&Lefort Parafrasi da “Elisir d’amore” 8’35’’
2. G. Donizetti Cavatina di Adina “Della crudele Isotta“ 4’12’’
3. G. Donizetti Cavatina di Belcore “Come Paride vezzoso“ 3’46’’
4. V. Bellini -Vilbach&Lefort Parafrasi da “Norma” 10’35’’
5. V. Bellini Aria di Norma “Casta Diva” 4’45’’
6. G. Rossini -Vilbach&Lefort Parafrasi da “Il Barbiere di Siviglia” 7’43’’
7. G. Rossini Cavatina di Rosina “Una voce poco fa” 6’11’’
8. G. Rossini Cavatina di Figaro “Largo al factotum” 5’12’’
9. G. Rossini Duetto Rosina - Figaro “Dunque io son” 5’11”

Total time 56’10’’


Ensemble “U. Giordano”
Gianna Fratta, pianoforte
Dino De Palma, violino
Francesco Montaruli, violoncello
Ida Fratta, soprano
Cüneyt Ünsal, baritono

All’Opera dopo l’Opera
Il salotto musicale italiano di fine Ottocento
di Gianna Fratta

Parlare di fortuna del melodramma italiano non vuol dire fare esclusivo riferimento alla storia del teatro, giacchè l’opera lirica trovò, in forme certamente differenti, ampi spazi, gradevoli esecutori e largo seguito anche nella vita dei piccoli e aristocratici salotti privati che si diffusero in tutta Italia nella seconda metà dell’Ottocento.
Certo la sede deputata dell’Opera era e rimaneva il Teatro, ma fu d’uso in quegli anni riunirsi in cenacoli culturali di più o meno acclarata qualità musicale per riascoltare le arie più note, i duetti preferiti, le ouvertures più coinvolgenti delle opere in voga in versione, per così dire, “ridotta”, con gli strumentisti e i cantanti che abitavano, in quella data serata, le poltrone e i divani del mecenate di turno.
Il ruolo del “salotto aristocratico”, quale luogo privilegiato per l’esibizione degli artisti più in voga del momento, spesso affiancati da dilettanti, va ripensato e rivalutato: era lì che si esibivano, a volte proprio all’uscita dai Teatri, virtuosi del pianoforte, celebri o ignoti cantanti, direttori d’orchestra, compositori d’opere e di romanze dando vita a serate musicali quanto mai eterogenee. Il salotto diveniva il luogo cui quella società riservava il proprio esercizio culturale ed artistico, una sorta di palestra musicale e di luogo di incontro, nel quale, al fianco del dilettante aristocratico, magari avviato allo studio del pianoforte dai nobili genitori, si poteva ascoltare il celebre soprano, appena applaudito in Teatro.
Proprio nella seconda metà dell’Ottocento, quando lo sviluppo economico e sociale dell’Italia postunitaria lo permise, si diffuse nei salotti “bene” la presenza del pianoforte, strumento privilegiato ed indispensabile per la riproduzione, per così dire “fatta in casa”, di arie, brani orchestrali e riduzioni d’ogni genere.
E così queste serate, spesso ben lungi dall’essere effimere celebrazioni mondane diartisti di scarso valore, assunsero la forma di veri e propri concerti, trasformando non di rado i salotti in accademie e cenacoli culturali di tutto rispetto, come accadeva per il salotto di Casa Ricordi, o per quello dei Torlonia, per non parlare del salotto di Margherita di Savoia, nel quale i più grandi compositori, cantanti ed artisti di passaggio da Roma erano invitati ad esibirsi.
Molti compositori si dedicarono, in questo periodo, a scrivere vere e proprie “riduzioni da salotto” dei brani e delle Opere che gli aristocratici amavano riascoltare.
E’ il caso di Vilbach e Lefort, compositori francesi, che, al fianco della proprio attività di insegnanti e compositori, si dedicarono al genere della “Parafrasi”, in quel periodo portata ai massimi splendori da autori come Liszt, Tausig, Rubinstein; essi scelsero la parafrasi d’opera, una sorta di miscellanea per pianoforte, violino e violoncello, di tutti i temi rilevanti di questa o quell’Opera lirica.
In particolare in questo CD se ne potranno ascoltare tre: la Parafrasi” dall’Elisir d’amore di Donizetti, quella dalla Norma di Bellini e quella dal Barbiere di Siviglia di Rossini. Sempre dalle stesse Opere, il CD ripropone, in una versione, appunto, da salotto, anche l’ascolto delle arie più rappresentative per soprano e baritono: “Della crudele Isotta” e “Come Paride vezzoso” dall’Elisir d’amore, “Casta Diva” da Norma, “Una voce poco fa”, “Largo al factotum” e il duetto “Dunque io son” dal Barbiere di Siviglia.
Una proposta salottiera, per rigustare l’atmosfera incipriata eppure musicalmente effervescente dei salotti italiani di fine Ottocento.
 
 
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